CUS BERGAMO

STRETCHING

In palestra noto spesso persone che si allenano duramente per 1-2 ore per tutta la settimana, con l’unico scopo di aumentare i sovraccarichi per ottenere l’ipertrofia muscolare.

L’allungamento dei muscoli è spesso snobbato, ed a volte addirittura considerato come una vera e propria perdita di tempo.

A mio avviso, invece, deve essere considerato una parte importante di ogni allenamento.

Per esempio, se in palestra l’obiettivo è  quello di aumentare l’ipertrofia si cerca giustamente di aumentare i sovraccarichi, ma teoricamente stimolando il muscolo si avrà, dal punto di vista muscolare, una retrazione del muscolo stesso: ciò non consentirà di  utilizzare il completo range di movimento (rom, range of movement)

Ricordo che per avere una massima contrazione occorre partire dal massimo allungamento, ma se è presente una retrazione muscolare il rom sarà limitato e di conseguenza sarà  limitato lo sviluppo muscolare (i filamenti di actina e miosina, costituenti la fibra muscolare, non potranno allungarsi e contrarsi correttamente).

Un’altra conseguenza di un rom insufficiente è la compensazione per l’esecuzione di alcuni movimenti, con il coinvolgimento di altri muscoli durante gli esercizi: ciò può generare un’esecuzione non corretta e quindi un aumento del rischio di contratture.

 

Si capisce come diventi importante avere un corpo elastico e flessibile per avere una migliore performance.

I principali tipi di stretching si suddividono in:

  • Settoriale
  • Globale attivo

 

Il primo, probabilmente il più  conosciuto, consiste nel mantenere in allungamento (quindi in stato di tensione, ma senza sentire male) il distretto muscolare per circa 30-40 secondi; ha il vantaggio di essere semplice da fare ma lo svantaggio di non tenere conto delle catene muscolari e di non agire sul tessuto connettivo.

Il secondo invece, molto meno conosciuto ma molto più efficace, agisce sulle catene muscolari che sono presenti nel corpo umano  e che si influenzano in maniera reciproca: cosi facendo possiamo eliminare i compensi che il corpo crea durante l’allungamento. Piccola nota negativa: richiede molto più  tempo…

Quindi, in conclusione, mi permetto di sottolineare che lo stretching deve essere considerato come parte integrante di ogni singolo allenamento.

Dott. Andrea Cattaneo

Direttore Fitness CUS Bergamo