CUS ​BERGAMO

L’ Universiade estiva 2017

 

L’Universiade è un evento internazionale sportivo e culturale cui partecipano studenti universitari da tutto il mondo; si svolge ogni due anni (edizione estiva ed edizione invernale) in una città diversa ed è secondo solo ai Giochi Olimpici.

L’ Universiade estiva prevede di base una lista di 13 discipline (atletica leggera, calcio, ginnastica artistica, ginnastica ritmica, nuoto, pallacanestro, pallanuoto, pallavolo, scherma, taekwondo, tennis, tennis tavolo, tuffi) che può essere ampliata a discrezione del paese ospitante con l’aggiunta di sport opzionali. Abbracciando il motto di “Excellence in Mind and Body” della FISU (Federazione Internazionale Sport Universitari), l’Universiade estiva integra aspetti educativi e culturali in 12 giorni di competizioni sportive, consentendo agli atleti universitari di tutto il mondo di festeggiare con la città ospitante in clima di amicizia e sportività.

Dal 18 al 30 agosto 2017 Taipei ha ospitato la ventinovesima edizione dell’Universiade estiva, con ben 21 discipline in gara (arco, badminton, baseball, basket, golf, judo, pattinaggio e sollevamento pesi in aggiunta alle 13 di base). Abbiamo intervistato per voi tre ragazzi che vi hanno partecipato: Di Martino Andrea per wushu, Milani Matteo per taekwondo e Perico Simone per il calcio.

 

 

DI MARTINO ANDREA _ WUSHU

Di Martino Andrea, classe 1990, è istruttore di wushu presso il CUS Bergamo.

Alle Universiadi ha conquistato l’undicesimo posto in classifica per gli azzurri, con 17.71 punti, nella specialità Taolu – Nanquan Nangun. L’oro è andato al cinese Hsu (19.18), argento al malese Lee (18.85) e bronzo al giapponese Asayama (18.74).

 

  • Cos’è il wushu?

Letteralmente, è “Arte Marziale” (WU=Arte, SHU=Marziale) . Si dice, infatti, che sia la madre di tutte le arti marziali, perché dal wushu poi sono state estrapolate praticamente tutte le altre arti marziali (ad esempio il karate), perchè è completo di tutto: ha sia gli stili da gara, che facciamo noi oggi, che tutti gli stili tradizionali, come lo shaolin.

  • Come l’hai scoperto?

Il wushu l’ho scoperto da bambino. Mia mamma non voleva farmi fare calcio perché non le piaceva l’ambiente, già ai tempi – e poi vabbè non voleva lavare le cose sporche di fango la sera-  e quindi mi indirizzò verso un altro sport… a mia mamma sono sempre piaciute le arti marziali perché suo papà è un medico sportivo che seguiva tutte le palestre di karate della zona… e così incontrai il wushu.

  • Quindi tu riusciresti a stendere una persona, volendo?

Non faccio combattimento, però tutte le tecniche che facciamo hanno applicazioni molto dirette sull’avversario. So tirare un pugno, sicuramente!

  • Ti immagino molto violento, quindi.

No, violento no, perché la disciplina –appunto chiamata così- insegna tanto autocontrollo, insegna che comunque queste tecniche non vanno usate con uno scopo prettamente marziale, anche perché il wushu in primis è un’arte. Molti confondono, vogliono l’aspetto prettamente pratico della cosa.

  • L’aspetto migliore..

No!

  • L’aspetto migliore è l’arte?

Esatto! In primis il wushu è arte, poi subentra la marzialità, che però non è il fine principale della disciplina.  Il wushu è un’arte, che punta tanto alla bellezza del corpo, non alla bellezza estetica, alla bellezza del movimento, all’armonia del movimento, all’apertura, all’eleganza… tutte cose che, in un certo senso, somigliano alla danza (a livello di eleganza del corpo, di sinuosità del movimento). Dopodichè, cos’è che la differenzia in toto dal ad esempio dal balletto, dalla danza? L’aspetto marziale! Ogni tecnica che tu fai va sì eseguita nel miglior modo possibile, ma deve essere anche esteticamente bella da vedere, deve sia dare un senso di artisticità del corpo, ma anche l’impressione che effettivamente si stia combattendo contro qualcuno, perché il wushu nella parte del taolu sono forme.

  • Cosa significa Taolu?

Taolu sono le forme, dove la forma non è solo intesa come una serie di movimenti, ma comprende anche tutta la costruzione dei movimenti: l’aspetto artistico (per cui il movimento del corpo deve essere raffinato, bello ed elegante) e la marzialità (ovvero le pause, l’accentuazione del movimento, il movimento lento,… ). Taolu vale sia per l’aspetto tradizionale sia per l’aspetto moderno. Certo, il tradizionalista punta più sull’aspetto tecnico e marziale piuttosto che sull’aspetto artistico: la tecnica è perfetta e la marzialità molto accentuata, mentre per il wushu moderno l’aspetto artistico è stato completamente esasperato.

  • Ma allora come fanno a valutarvi durante una gara? Dipende anche da dove vi guardano, dall’angolazione, per poter veder bene e dare una valutazione…

Certo! Anche la prospettiva c’entra, infatti devi studiare la forma considerando la prospettiva di chi ti valuta.

  • Tu alle universiadi sei arrivato undicesimo…contavano anche l’aspetto…

Tutto, tutti questi 3 aspetti: l’aspetto artistico, l’aspetto marziale e l’aspetto delle forme, ovviamente.  Sono tre anche le tipologie: mani nude, arma lunga e arma corta…all’Universiade potevi fare solo il Nanquan  e il Nangun, quindi erano questi due qua…

  •  Quanta paura avevi?

Tanta! C’era tantissima gente… Sei contro il mondo intero, è ovvio che c’è la paura, perché sai che fai schifo, sai che non sei all’altezza degli altri perché comunque non hai le possibilità, e quindi entri già con la paranoia che sai che andrai a perdere, e in più cerchi di non sbagliare così speri almeno di avere un punteggio un  po’ altino…

  • Sei stato bravo comunque!

Sì, se calcoli che Nanquan e Nangun erano all round, vuol dire che sommavano i punteggi delle due specialità…comunque sono stato il migliore di tutta Italia, perlomeno questo è il risultato, poi il resto non conta.

  • Ti brucia?

Mi brucia non avere le possibilità, perché questo stato non ce le dà le possibilità

  • Ricapitolando, alla domanda quali sono le caratteristiche peculiari del wushu la risposta è Marzialità, Artisticità, Eleganza…Anzi: Artisticità, eleganza, marzialità..

Sì, perché ormai è proprio una forma d’arte: lo sguardo, il corpo, il movimento, tutta la scioltezza dei movimenti, …sono cose su cui loro in Cina (io ci sono stato) puntano tantissimo.

  • Non ti piacerebbe trasferirti in Cina?Per allenarti, ad esempio, apprendendo le loro tecniche.

Ho fatto 45 giorni da solo là, a Cheng-du (capoluogo della regione Sichuan), nella cittadella di Dujiangyan.

  •  Quante volte sei andato là?

Due volte, nel 2015 e nel 2016. Là non paghi niente, il cibo non costa niente, però è tutto sporco. La doccia l’avevo in albergo…l’ albergo non era male, non si può dire però che fosse bello; era un 6 stelle, ma un 6 stelle là è come  un 2 stelle qua.  A Dujiangyan mi sono allenato con il secondo team, che sono la squadra dei bambini della regione.

  • Non ti piacerebbe essere cinese?

No, neanche morto! Certo, è interessante e bello vedere come vivono loro, la loro cultura è molto strana da una parte, anche se mi piace molto la loro visione dello sport: i ragazzini, già all’età di 10 anni vivono chilometri lontano da casa, tutti insieme, perché hanno questo obiettivo dello sport, e mi piace molto.

 

 

MILANI MATTEO _ TAEKWONDO

Milani Matteo, classe 1995, è figlio del campione di karate e kickboxing Federico Milani. Ha iniziato da piccolino a cimentarsi nelle arti marziali, per poi incontrare nel 2013 Biagio Brunetti e iniziare ad allenarsi col Taekwondo CUS Bergamo ASD. Attualmente compete per la nazionale italiana.

Alle Universiadi 2017 ha avuto giornata sfortunata, venendo sconfitto agli ottavi dei -87 kg dall’iraniano Saeid Rajabi (2-26), poi vincitore della medaglia d’oro.

 

  • Quanti sport hai praticato? In sport di combattimento, a quali cinture sei arrivato?

Ho sempre praticato solo sport da combattimento e arti marziali. Ho iniziato a 6 anni con il karate, fino alla cintura marrone, poi nel 2007 sono passato alla kickboxing, di cui sono cintura nera 2° grado; infine nel 2013 ho iniziato con il taekwondo, e anche qui sono cintura nera.

  • Come è nata la passione per il taekwondo?

La mia è una passione in generale per gli sport da combattimento, tra cui anche il taekwondo. Mi piace la competizione, l’affrontarsi fisicamente con un avversario e la disciplina delle arti marziali.

  • Come hai conosciuto Biagio Brunetti? Perché hai scelto lui come allenatore?

Ho conosciuto Biagio casualmente, cercando online qualcuno che insegnasse taekwondo a Bergamo. Ho capito subito che era uno capace e che mi avrebbe sicuramente aiutato a raggiungere i miei obiettivi nel migliore dei modi. Studia, si informa e cerca sempre i metodi di allenamento più adatti a me… gli devo molto.

  • Tuo padre è stato campione di karate e kickboxing…quanto ti ha influenzato questo nella scelta della tua carriera sportiva?

Mi ha influenzato tanto… da piccoli si vuole sempre imitare e seguire le orme del proprio padre e così è stato. Ho sempre avuto un allenatore personale 24 ore su 24! Adesso l’obiettivo è superare ciò che ha fatto lui!

  • Perché hai scelto il taekwondo e non hai continuato nella kick?

Ho scelto il taekwondo prevalentemente perché ciò che voglio è partecipare alle Olimpiadi e la kickboxing purtroppo non è sport olimpico. Il secondo motivo è perché cercavo qualcosa che mi mettesse alla prova, una sfida da superare. Avendo vinto un campionato del mondo e due europei nella kick, stavo perdendo un po’ la motivazione.

  • Come è stata l’emozione di quando sei diventato campione di taekwondo? Dura da reggere?

L’emozione di vincere è sempre bellissima, sentirsi il più forte ti riempie d’orgoglio. Certamente, però, a volte essere un “campione” è pesante, hai gli occhi di tutti puntati su di te, le aspettative sono alte e non è sempre facile. Nel taekwondo si può dire che sono ancora “agli inizi”, ma spero di raggiungere anche qui i traguardi che ho raggiunto nella kick, così da togliermi belle soddisfazioni.

  • Continuerai a rimanere in Taekwondo CUS Bergamo ASD?

Sicuramente! Nonostante, da più di un anno ormai, io mi alleni a Roma (al centro di preparazione olimpica del CONI), il Taekwondo CUS Bergamo rimarrà sempre un punto d’appoggio fondamentale.

  • Attualmente studi? Come ti vedi nel tuo futuro tra 10 anni?

Diciamo che attualmente “cerco di studiare”… è molto difficile portare avanti la carriera sportiva e quella universitaria contemporaneamente, ma sicuramente, anche se con qualche anno di ritardo, finirò gli studi. Anche a costo di sembrare sfacciato e presuntuoso, dico che nel futuro fra 10 anni mi vedo fisioterapista, ma anche campione olimpico!

 

 

PERICO SIMONE _ CALCIO

Perico Simone, classe 1989, gioca in serie C come difensore presso l’Associazione Sportiva Giana Erminio (società calcistica con sede nella città di Gorgonzola).

Alle Universiadi, il gruppo guidato dal tecnico Alessandro Musicco è arrivato ai quarti di finale.

 

  • Hai sempre giocato a calcio o hai praticato anche altri sport?

Mi piacciono un po’ tutti gli sport, ma quello che pratico è il calcio… lo pratico sin da piccolino, dalle elementari.

  • Cosa ti piace del calcio?

Beh il calcio  è uno sport che mi è sempre piaciuto sin da quando ero piccolino. Inoltre ho avuto la fortuna di praticarlo sempre a buoni livelli e tutt’ora è il mio lavoro. È sempre stato la mia passione, me ne sono innamorato subito quando ho iniziato a giocare nella squadra del mio paese. Poi sono stato fortunato, perché ho fatto tutto il settore giovanile nella squadra dell’Atalanta, quindi è stato uno sport che pian piano è entrato nella mia vita e ancora oggi ne fa parte.

  • Il calcio è il tuo lavoro; ma, se hai partecipato alle Universiadi, hai frequentato l’Università… che facoltà hai scelto?

Mi sono laureato nell’anno accademico 2016/2017 in economia (triennale) a Bergamo; alle superiori avevo fatto ragioneria, sempre a Bergamo. Ci sono stati tre anni, subito dopo le superiori, in cui sono stato lontano da casa per lavoro; quando sono tornato a giocare vicino a casa mi sono iscritto all’Università, ponendomi come obiettivo quello di arrivare almeno a una laurea triennale.

  • Cosa ti ha spinto a partecipare alle Universiadi?

Il segretario della squadra per cui gioco aveva riferito la possibilità, per coloro che praticano calcio a livello professionistico e in contemporanea frequentano l’Università, di partecipare a questa avventura. Sono stati raccolti i nominativi di chi intendeva partecipare, dopodiché alla fine della stagione sportiva sono stati selezionati una ventina di ragazzi. Io comunque avevo già conosciuto l’esperienza di partecipare ai CNU con la squadra del CUS Bergamo, un anno a Messina e un anno a Cassino, quindi già un po’ conoscevo quell’ambiente sportivo e universitario nello stesso tempo. Le Universiadi, comunque, sono la competizione più importante che abbina calcio e Università.

  • Ti ha incentivato a dare il massimo il fatto che, in caso di vittoria, avresti avuto il rimborso completo della retta universitaria?

No, quello è certamente un incentivo a fare sempre meglio, ma il motivo principale è essere rappresentante della propria nazione. Poi, se fosse arrivata la vittoria con il rimborso della retta universitaria ben venga, ma certamente vai per vedere ed affrontare una nuova sfida. Ho avuto amici che vi hanno partecipato negli anni passati e la loro testimonianza mi ha spronato a partecipare a mia volta, e difatti è stata una bella avventura.

  • Come ti sei trovato in Cina? Immagino vi sia un’altra cultura e un diverso stile di vita…

La cosa che abbiamo sofferto un po’ tutti è stato il clima… ad agosto c’erano sempre 34-35 gradi con un’umidità incredibile! Anche adattarsi al cibo è stata dura. Nella mensa comune c’erano diverse isole, in base alla nazionalità… c’era l’isola italiana, l’sola cinese, messicana e così via. Però, l’isola italiana aveva cibo sì italiano ma fatto da loro, quindi non era certo il cibo che mangi in Italia (pasta scotta, non salata); i primi giorni è stata un po’ dura, poi ci siamo abituati. Comunque, è stato un modo per venire in contatto con realtà nuove che non avevo mai avuto la possibilità di conoscere!

  • È stata una bella esperienza? La consiglieresti?

Sì! Indipendentemente dal risultato (noi siamo arrivati quinti), è un’esperienza che consiglierei di provare!